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Collaboratori anziani: luoghi comuni e realtà

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«I collaboratori anziani costano di più. Sono meno in grado di sostenere i ritmi di lavoro. Sono poco flessibili.» È con questi pregiudizi che devono lottare molti di coloro che si mettono alla ricerca di un nuovo lavoro dopo aver compiuto i 50 anni. Queste persone sono inoltre le prime ad essere sacrificate nel momento in cui l’impresa intraprende una riduzione dei costi. Ma cosa c’è di vero in questi luoghi comuni? Abbiamo esaminato per voi tre pregiudizi.
Una donna di affari giovane e una donna anziana discute il progetto

Pregiudizio 1: i collaboratori anziani costano di più.

Parliamo innanzitutto dell’aspetto economico: è certamente vero che i salari dei lavoratori anziani sono in media superiori a quelli dei più giovani, perché vantano una lunga esperienza lavorativa e percepiscono quindi uno salario base più elevato. Eppure la differenza è molto inferiore a quello che si pensa: confrontando tra loro il salario medio di coloro che hanno tra 40 e 49 anni in Svizzera e quello del gruppo degli ultracinquantenni, la differenza salariale mensile è in media di soli 108 franchi. Lo dimostra l’indagine svizzera sulla struttura dei salari 2018, condotta dall’Ufficio federale di statistica. Dal punto di vista statistico, i maggiori aumenti salariali si hanno prima del 40° compleanno, mentre dopo i 50 anni sarebbero solo più lievi.

Un altro fattore da considerare sono i contributi sociali. Sotto questo aspetto gli anziani comportano un costo maggiore, in quanto gli accrediti di vecchiaia per la cassa pensioni stanno gradualmente aumentando.

Ad esempio le spese supplementari per un 55enne rispetto a un 45enne sono pari al 3 percento. Ma l’onere che di fatto grava sul datore di lavoro è minore, poiché questi sostiene di regola solo la metà delle spese. Inoltre si applica anche una deduzione di coordinamento. Per esempio ciò significa che per il salario mediano svizzero di 6’538 franchi svizzeri, la differenza ammonta mensilmente a soli 66.95 franchi svizzeri.

I fatti dimostrano che la differenza tra i generi è superiore a quella tra fasce di età.

È vero allora che i lavoratori più anziani costano di più? Sì, un po’ di più, ma la differenza tra i generi è maggiore – in tutte le professioni considerate. Ad esempio, il salario medio percepito dalle donne oltre i 50 anni è ancora inferiore di circa 400 franchi svizzeri rispetto a quello percepito dagli uomini di età compresa tra i 30 e i 39 anni. A nessuno, tuttavia, verrebbe in mente di assumere solo donne perché a livello statistico continuano a percepire salari più bassi.

Costi salariali

Consigli per i datori di lavoro:

Avete la sensazione che il rapporto qualità/prestazione di un collaboratore non sia più ottimale? Forse la causa non è da ricercarsi nella sua età, ma nell’annosa routine. Forse il vostro dipendente ha solo bisogno di vedersi affidare un nuovo stimolante progetto. Oppure non è più disposto a sostenere lo stress della sua funzione dirigenziale e sarebbe felice di passare al ruolo di esperto qualificato. O forse il vostro collaboratore vorrebbe continuare a lavorare fino al pensionamento con un carico di lavoro all’80 o al 60 percento, così da recuperare la motivazione grazie a un maggior tempo libero. Trovate insieme soluzioni personalizzate che soddisfino entrambe le parti.

Consigli per i collaboratori:

Il vostro stipendio è aumentato costantemente negli ultimi 30 anni? Non dovete tuttavia percepirlo come un aumento scontato, ma piuttosto come un impegno. L’aumento del salario comporta infatti anche una controprestazione. Considerate come aumentare il vostro valore di mercato, ad esempio frequentando un perfezionamento professionale. Proponetevi al vostro datore di lavoro per formare o addestrare i collaboratori più giovani. A beneficiarne non sarà solo l’impresa, ma anche la vostra reputazione: mostrerete così che valete il denaro che vi viene versato.

Pregiudizio 2: I collaboratori anziani non sono in grado di sostenere i ritmi di lavoro.

Gli anziani si ammalano più spesso? Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, nel 2019 il tasso di assenza dei collaboratori con più di 55 anni è effettivamente stato leggermente superiore alla media: 4,6 anziché 3,2 percento. D’altro canto, l’età è solo uno dei molti fattori che influenzano il fenomeno: genere, nazionalità, settore, dimensioni dell’impresa e livello gerarchico giocano anche un ruolo fondamentale. I lavoratori edili, ad esempio, evidenziano un numero di assenze per malattia e infortunio superiore al doppio di quello dei liberi professionisti, ovvero a gruppi professionali come gli avvocati o gli architetti.

I fatti dimostrano che l’età è solo uno dei tanti fattori che determinano una malattia.

È vero allora che i collaboratori anziani non sono in grado di sostenere i ritmi di lavoro? Se il numero di giorni di assenza è ritenuto essere un indicatore della capacità di sostenere i ritmi di lavoro, i collaboratori anziani sono in effetti più propensi ad ammalarsi. Oltre all’età, ci sono però altri fattori almeno altrettanto importanti, come la situazione di vita personale o la forma fisica. Una donna di 58 anni in buona forma fisica che va a lavorare ogni mattina in bicicletta è probabilmente meno propensa ai raffreddori rispetto al giovane e stanco padre di famiglia che si espone regolarmente ai virus di un asilo nido. E comunque a contare non è la presenza, bensì la prestazione.

Capacità lavorativa

Consigli per i datori di lavoro:

Secondo gli esperti del Canton Argovia, una gestione professionale della salute in azienda può aiutare a prevenire fino al 50 percento delle assenze. Vale la pena considerarlo, soprattutto in relazione ai lavoratori più anziani. Promuovetene in modo specifico la salute, attribuite importanza all’ergonomia sul posto di lavoro, prestate particolare attenzione alle sollecitazioni errate, tipiche del settore e, soprattutto, mostrate stima nei confronti dei vostri collaboratori più anziani. Perché se si è felici di svolgere il proprio lavoro, questo giova al benessere della mente e del corpo.

Consigli per i lavoratori:

Mantenetevi in forma con esercizio fisico regolare e una dieta sana. Nessuno è immune dalle disgrazie che il destino può riservare, ma molte malattie possono essere prevenute o almeno ritardate adottando uno stile di vita sano. Inoltre, un corpo sano si riprende più rapidamente da un’infezione rispetto ad un fisico malconcio. Lo stesso vale per la vostra forma mentale: rimanete curiosi di conoscere il vostro settore e seguite le tendenze principali. In questo modo, potete in qualsiasi momento partecipare alle discussioni e dimostrare, tra l’altro, di non essere poi così vecchi.

Pregiudizio 3: I collaboratori anziani sono poco flessibili.

Quale azienda non ha al suo interno un vecchio burbero che affronta ogni novità sentenziando: «Dimenticatevene. Lo abbiamo fatto anche 20 anni fa e non ha funzionato nemmeno allora.» Anche se questo tipo di atteggiamento può essere molto difficile da sopportare, vale comunque la pena ascoltarlo. Del resto, al vecchio inflessibile fa da contraltare il giovane laureato dinamico che sostiene di sapere tutto, ma purtroppo solo in teoria. I collaboratori più anziani possono davvero valere oro, soprattutto in caso di progetti e cambiamenti. Grazie alla loro vasta esperienza, spesso sanno prevedere i possibili ostacoli e prevenire quindi i pericoli. Tuttavia, ciò funziona solo a fronte di un atteggiamento positivo da entrambe le parti.

I fatti dimostrano che la flessibilità non ha nulla a che vedere con l’età.

La flessibilità non è una questione di età, ma piuttosto di atteggiamento personale e, soprattutto, di carattere. Ci sono persone di 63 anni estremamente curiose e aperte, come anche apprendisti che possono dirsi «vecchi dentro». La presunta mancanza di flessibilità è piuttosto una questione di prospettiva. Del resto, il 55enne vanta altre esperienze e si trova in una fase di vita diversa rispetto al suo superiore di 25 anni. Non va sottovalutato poi che il collaboratore più anziano, con le sue preoccupazioni, la sua nostalgia e il suo sguardo rivolto al passato, rappresenta il sentimento di un gruppo sempre più numeroso di clienti suoi coetanei. Questo è uno dei motivi per cui dovrebbe essere preso sul serio.

Realizzazione

Consigli per i datori di lavoro:

Abbiate l’umiltà di apprezzare la prospettiva dei collaboratori più anziani: anche se non vi è facile perché non riuscite ad identificarvici. Costituendo dei team eterogenei, potete combinare in modo ideale le idee fresche dei giovani con l’esperienza dei più adulti e stimolare così interessanti discussioni. Se un collaboratore sembra spossato e disilluso, parlate con lui, qualunque sia la sua fascia d’età. Spesso dietro a un atteggiamento negativo c’è la sensazione di non essere più presi sul serio. Premiate i collaboratori più validi per esempio fornendo loro ulteriore formazione e comunicate chiaramente che ciò è inteso come ringraziamento per il loro impegno.

Consigli per i collaboratori:

Il mondo è soggetto a un’evoluzione sempre più rapida e nessuno può fermare questa tendenza. Non cercate di navigare controcorrente perché ciò richiederebbe troppa energia. Fatevi semplicemente trasportare dalla corrente, a prescindere dallo stile di nuotata che prediligete. Eviterete così di cadere nel ruolo dell’eterno dubitatore. Non è necessario che apriate un account Snapchat, ma potete certamente farvi mostrare dai vostri apprendisti come funzionano i social network. Informatevi sulle nuove tecnologie e i nuovi metodi di lavoro. Stupite i vostri colleghi riconoscendo per primi una tendenza del settore. Visitate fiere specializzate e conferenze. Ad ogni attività invierete così un messaggio: «Sì, tra qualche anno andrò in pensione, ma fino ad allora ho intenzione di impegnarmi al massimo.»

Riscatto nella cassa pensioni

Avete la possibilità di compensare gli anni di contribuzione LPP mancanti con un riscatto volontario nella cassa pensione. Migliorerete così la vostra rendita di vecchiaia riducendo al contempo il carico fiscale.

Per saperne di più

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