L’uomo è la misura delle cose
Il vantaggio principale del lavoro flessibile sia a livello di luogo che di tempo è che le condizioni lavorative si adeguano alle diverse situazioni della vita dei collaboratori e non viceversa. In questo modo si garantisce una migliore conciliabilità con altri aspetti della vita come i figli, i genitori anziani, una formazione o un’attività secondaria autonoma. Per far sì che questo equilibrio funzioni, i datori di lavoro e i dipendenti devono prima definire le condizioni quadro: il volume degli incarichi assegnati può essere gestito nel modello scelto? Per quali incarichi serve necessariamente essere presenti in loco? Com’è regolamentata la rappresentanza? Teoricamente non è possibile chiarire tutto: a volte si deve semplicemente provare e scambiarsi periodicamente idee e opinioni in merito.
Rimanere presenti: parlarsi
«Parlare regolarmente» è anche la soluzione per gestire una delle classiche situazioni che caratterizzano gli accordi per il tempo parziale o l’home office: la persona è meno presente sul posto di lavoro e per questo probabilmente non viene considerata per progetti interessanti, valutazioni di lavoro o persino per promozioni. Ma questo non significa che il rendimento della persona che lavora con il flexwork sia inferiore. Al contrario, il modello può persino fornire maggiore concentrazione e creatività. È ciò che conferma anche uno studio condotto dalla scuola universitaria professionale di Vienna del 2016: la maggior parte dei dirigenti non riconosce le differenze di rendimento tra i collaboratori a tempo pieno e quelli a tempo parziale. Tra quelli che invece percepiscono queste differenze, l’80% ritiene che chi lavora part-time sia più efficiente. Vale quindi la pena continuare a impiegare e stimolare i collaboratori con il flexwork: con incarichi interessanti e colloqui di feedback periodici.
La maggior parte dei dirigenti non riconosce le differenze di rendimento tra i collaboratori a tempo pieno e quelli a tempo parziale.
Scuola universitaria professionale di Vienna, 2016
Per far sì che la rendita basti anche nonostante il flexwork
I modelli del flexwork con orario di lavoro ridotto non determinano perdite di salario solo oggi, ma anche in futuro creeranno lacune nella previdenza professionale, perché i versamenti vengono ridotti in proporzione. Questa situazione si attenua in parte con appropriate soluzioni di cassa pensioni. Anche con una previdenza professionale mirata, ad esempio nei pilastri 3a e 3b, è possibile ridurre le perdite di rendita. E comunque i modelli che sostengono il flexwork nella previdenza professionale possono rappresentare un elemento molto importante nei colloqui di lavoro per far sì che un candidato scelga una determinata impresa.
Adeguare la gestione: fidarsi
Non importa per quale modello si opti: il flexwork comporta inevitabilmente maggiore responsabilità per i collaboratori e meno controllo da parte dei superiori. Perché nel caso dell’home office non si può controllare continuamente che cosa stia facendo il dipendente o che cosa ci sia sul suo schermo. Di conseguenza, per modelli di lavoro flessibili, serve un sano rapporto di fiducia. Inoltre la maggior parte dei collaboratori apprezza molto le concessioni dell’impresa e ringrazia dimostrando particolare impegno e flessibilità personale.
Gli uomini e il tabù del tempo parziale
Mentre il flexwork rappresenta ormai quasi la normalità per le donne (soprattutto il part-time nella fase di formazione della famiglia), molti uomini propensi al flexwork lottano spesso ancora contro delle riserve. Molti vorrebbero infatti ridurre il grado di occupazione o lavorare da casa un giorno, ma temono di subire svantaggi professionali e magari di essere derisi dai colleghi. I datori di lavoro moderni possono contrastare questa situazione parlando del flexwork o persino praticando personalmente il lavoro flessibile.