Aliquota di conversione, deduzione di coordinamento, regime sovraobbligatorio? Per molte persone occupate sono soltanto parole vuote, di cui non conoscono il significato. L’attuale studio «Fairplay», condotto dall’istituto di ricerca Sotomo per conto di Zurich Svizzera e delle Fondazioni collettive Vita, lo dimostra in modo efficace: i risultati del sondaggio segnalano chiare lacune di conoscenze tra la popolazione.
Il regime sovraobbligatorio, questo sconosciuto
Qualche esempio: meno della metà delle persone intervistate (42 percento) comprende la differenza tra contributi obbligatori e sovraobbligatori alla cassa pensioni. Tra i giovani, solo un quarto è in grado di orientarsi.
Conoscenza del regime sovraobbligatorio
Meno della metà è in grado di distinguere tra regime obbligatorio e regime sovraobbligatorio.
Conosce la differenza tra contributi obbligatori e sovraobbligatori alla cassa pensioni?»
Un fatto altrettanto interessante: una netta maggioranza (62 percento) ritiene erroneamente che siano soprattutto le persone con un reddito elevato a detenere fondi della cassa pensioni nell’ambito del regime sovraobbligatorio. In realtà, la stragrande maggioranza delle persone che svolgono un’attività lucrativa è assicurata nel regime sovraobbligatorio: queste prestazioni non valgono solo al di sopra di una determinata soglia di reddito, ma includono anche migliori prestazioni di risparmio, a prescindere dal livello di reddito. Per le persone assicurate, ciò significa ad esempio che riceveranno una rendita più elevata nella terza età o in caso di incapacità di guadagno.
Stima della percentuale di persone con regime sovraobbligatorio
La maggioranza associa il regime sovraobbligatorio a persone con un reddito elevato.
È d’accordo con la seguente affermazione? Sono soprattutto le persone con un reddito elevato che detengono averi della cassa pensioni in ambito sovraobbligatorio.
Quasi la metà non sa se possiede quote sovraobbligatorie.
Il suo attuale avere di vecchiaia della cassa pensioni comprende anche quote sovraobbligatorie?
L’aliquota di conversione crea confusione
C’è inoltre molta confusione per quanto riguarda l’aliquota di conversione: quasi due terzi (63 percento) delle persone intervistate non sanno con certezza cosa significhi e solo il 22 percento dichiara di conoscere l’aliquota di conversione della propria cassa pensioni. L’aliquota di conversione ha tuttavia un valore altamente simbolico. La riduzione dell’aliquota minima di conversione prevista con la riforma della LPP viene associata a significative riduzioni di rendita: come segnalato dallo studio Fairplay del 2023, più della metà ritiene (erroneamente) che l’aliquota di conversione sia più decisiva per l’importo della rendita personale della previdenza professionale rispetto all’avere di vecchiaia risparmiato. Ciò dimostra che gli assicurati attivi ragionano già come beneficiari di rendita.
Conoscenza dell’aliquota di conversione
Due terzi non sanno con certezza cosa significhi l’aliquota di conversion.
Attualmente la legge prevede un’aliquota di conversione di almeno il 6,8% per la previdenza professionale obbligatoria ai sensi della LPP. Sa esattamente cosa significa questo 6,8%?
La maggioranza non conosce e l’aliquota di conversione personale.
Conosce la sua aliquota di conversione personale o le aliquote di conversione relative al suo avere di vecchiaia della cassa pensioni?
I partecipanti al sondaggio stimano inoltre che il 63 percento della popolazione riceverebbe una rendita inferiore se l’aliquota di conversione prevista dalla legge venisse abbassata. «Questa quota è alquanto sopravvalutata», commenta l’istituto di ricerca Sotomo. Secondo gli esperti, la prevista riduzione dell’aliquota di conversione minima comporterebbe una riduzione delle rendite solo per circa il 15 percento degli assicurati CP. Le persone intervistate non sanno che l’aliquota di conversione prevista dalla legge si applica solo al capitale risparmiato ai sensi del regime obbligatorio LPP.
Per le prestazioni sovraobbligatorie le casse pensioni possono stabilire aliquote di conversione più basse. La cosiddetta aliquota di conversione globale risulta dall’aliquota di conversione obbligatoria e da quella sovraobbligatoria. Le persone intervistate ne suggeriscono una stima troppo elevata: ipotizzano un 6,2 percento anziché l’effettivo 5,2 percento. La maggior parte delle rendite non sarebbe quindi interessata dalla riduzione dell’aliquota di conversione minima: l’aliquota di conversione risulta già oggi più bassa per tutti coloro che hanno una quota significativa assicurata su base sovraobbligatoria, ovvero l’85 percento di tutte le persone occupate.
Informazione: un’opportunità per i datori di lavoro
Queste cifre sono un chiaro indicatore del fatto che molte persone in Svizzera hanno solo una vaga idea di come funzioni la previdenza professionale. Si possono trarre quindi due conclusioni:
- I datori di lavoro e i responsabili delle casse pensioni devono partire dal presupposto che anche i loro collaboratori e le loro collaboratrici manifestano lacune di conoscenze. In conformità al loro compito d’informazione previsto dalla legge, essi hanno la responsabilità d’informare il personale sul tema della previdenza, ad esempio organizzando eventi informativi.
- Fornire informazioni al personale non è solamente un dovere, ma anche e soprattutto un’opportunità per posizionarsi come datore di lavoro impegnato e al passo con i tempi. Lo studio Fairplay fornisce indicazioni chiare anche in tal senso: per il 52 percento delle persone intervistate, un’offerta equa da parte delle casse pensioni implica che il team sia regolarmente informato in merito alla previdenza professionale.